mercoledì 18 febbraio 2009

Conferenza stampa dimissioni Walter Veltroni

Ho sempre avuto un'idea della politica come missione civile, che sia un mezzo e non un fine. Lascio con assoluta serenità e senza sbattere la porta. Spero che la mia scelta possa tutelare il partito dalla sindrome del logoramento che c'è stata nelle settimane passate”.
Sono le ultime parole di Walter Veltroni in una conferenza stampa da segretario del PD. Un incontro convocato per spiegare le ragioni delle sue dimissioni, per confessare di lasciare perché “Non ce l'ho fatta a fare il partito che sognavo io e che sognavano tre milioni di elettori. Ma non chiedete al mio successore risultati subito".

1 commento:

Gradese ha detto...

Veltroni si è dimesso, prendendosi "tutte le responsabilità, anche quelle non sue".
E' un gesto da rispettare, ma spero non sia funzionale a nascondere, a se stesso prima ancora che agli altri, che le responsabilità sono sue, principalmente sue, enormemente sue.
Veltroni ed il PD hanno, nel giro di un anno, bruciato un enorme capitale di fiducia e di speranze.

Veltroni - di questo è il primo responsabile - ha voluto costruire il PD come un partito di potere, senza il potere.
Si è illuso di potersi confrontare con i poteri veri, con vaticano e confindustria, e non si è accorto che i poteri veri lo stavano dolcemente stritolando come un pitone con il topo.
Per inseguire le sue chimere ha buttato via l'unico capitale su cui poteva contare: i ceti più bassi, gli operai, per i quali non mi ricordo abbia speso una parola o un'idea (e infatti lo hanno ricompensato passando in massa alla Lega).

Non ha mostrato nessuna (o pochissima) attenzione per le politiche sociali o "di sinistra" (eppure nel PD sono confluiti gran parte degli ex pci-pds-ds: possibile che la loro eredità sia del tutto scomparsa?).
Ha rifiutato ogni possibilità di percorso o di dialogo con la sinistra radicale (alla quale ha dato una grossa mano a suicidarsi, prima di autoterminarsi a sua volta), mentre il dialogo lo ha cercato con Berlusconi, che si sarà divertito un sacco, immagino, a prenderlo in giro.

Ha cercato e trovato, con Berlusconi, soltanto l'accordo più politicamente meschino che si potesse immaginare: lo sbarramento alle Elezioni Europee, a pochi mesi dal voto, grottescamente pretestuoso considerato che le europee non servono ad esprimere un Governo, ma solo la rappresentanza parlamentare (ed a livello dell'Europa intera), con buona pace di qualsiasi inesistente "semplificazione". Ma naturalmente, una giustificazione in realtà c'è: sbarazzarsi di quei fastidiosi, insistenti partitini di sinistra così refrattari (ma neanche poi tanto, in fondo) a farsi eliminare.

Veltroni non ha saputo mantenere ferma e indiscutibile la laicità del suo partito, sbandando spesso sui temi civili, e facendosi prendere in ostaggio da personaggi come la Binetti: con tutto il rispetto per la persona, sarebbe interessante sapere quanti voti, lei ed i suoi amici, abbiano fatto perdere al PD.

Ho votato alle primarie, ho creduto con entusiasmo nel PD, ma posso dire di essere stato ferocemente deluso.
Sicuramente non lo voterò più.
Non si dica ora che "Veltroni ha fallito, ma il PD continua": il PD era la creatura di Veltroni, creato a sua immagine: sua era la visione, suoi gli obiettivi che ci hanno appassionato.
Peccato che fossero solo parole, non accompagnate da una corrispettiva capacità (di tradurle in fatti).

Ed anche ora, ascoltando il discorso di addio, stavo quasi per cascarci di nuovo: stavo per commuovermi ed appassionarmi, ancora una volta, per ideali altissimi (in verità piuttosto generici), per una politica possibile, progressista ed innovatrice.
Poi mi sono ricordato chi era che stava parlando...